Si accorciano i tempi di separazione e divorzio: cosa cambia dal 1° Marzo 2023
Nel nostro Paese non si arresta il trend in crescita di separazioni e divorzi, ma è pur vero che completare l’iter di legge generalmente richiede tempi troppo lunghi. Per questo il nuovo Rito Unico, approvato di recente, ha introdotto alcune regole riguardanti le procedure di separazione e divorzio, che si applicheranno ai procedimenti instaurati in Tribunale a partire dal 1° Marzo 2023.
Per quelli pendenti al 28 Febbraio scorso, invece, continueranno a valere le disposizioni normative precedenti.
Ma cosa cambia in pratica con l’introduzione del Rito Unico? Considerando che il nostro era l’unico Paese in cui fino a poco tempo fa ancora si seguivano due cause distinte (una per la separazione, l’altra per il divorzio) e individuato in questo la causa dell’allungamento notevole dei tempi, si è deciso di accorpare le due procedure in un atto solo.
Il Rito Unico, introdotto dal d.lgs.149 del 2022 nasce dall’esigenza di accorciare i tempi della giustizia in primis, ma anche di garantire una maggiore serenità nelle parti coinvolte dal procedimento, tra cui molto spesso vi sono i figli minori.
Partendo dal presupposto che si tratta di una riforma giusta e attesa da tempo, i dubbi (legittimi) riguardano la concreta operatività della stessa, dato che nei Tribunali italiani si registra una forte carenza di personale.
La riforma si prefigge un obiettivo ambizioso: riunire le competenze in un Tribunale unico per la famiglia entro il prossimo Ottobre 2014, affinchè i figli vengano particolarmente protetti durante tali processi.
Verranno dunque organizzate strutture circondariali e distrettuali, e sarà quindi eliminata la distinzione esistente oggi fra Tribunale ordinario, Tribunale per i minorenni e Giudice tutelare.
Inoltre, sempre al fine di tutelare i minori oppure le vittime di violenza, sarà consentito al Tribunale di emettere provvedimenti urgenti, che saranno contenuti in un apposito decreto emesso dal Presidente. Naturalmente, condicio sine qua non di tali decreti urgenti è che vi si ravvisi un “pregiudizio imminente o irreparabile”.
Il decreto emesso dovrà essere confermato, modificato o revocato entro i 15 giorni successivi.
Procedura di separazione e divorzio: cosa dice la riforma
Rispetto al passato, l’atto introduttivo del ricorso (redatto dal legale e sottoscritto dalle due parti) dovrà già contenere una descrizione accurata e dettagliata dei fatti e dei mezzi di prova (insieme agli allegati, foto, ricevute, documenti, ecc.). Non devono perciò mancare tutti gli elementi che servono per proporre il ricorso: ciò significa che l’attività dell’avvocato dovrà essere svolta in fase iniziale con maggiore scrupolo e attenzione.
L’udienza di comparizione, che viene convocata entro 90 giorni dal ricorso, potrebbe già porre fine all’intera causa se il Giudice riterrà che vi siano le condizioni per farlo.
Con un ricorso unico, dinanzi al medesimo Giudice, si potrà quindi chiedere sia la separazione che il divorzio. Scompare quindi la doppia udienza (quella presidenziale e poi quella davanti al Giudice istruttore).
Insieme al ricorso bisogna presentare un piano genitoriale dettagliato che attesti le attività quotidiane svolte dai figli, le relazioni familiari e amicali, le attività sportive e scolastiche, programmi vacanzieri, ecc.
Ciò serve al Giudice per valutare l’eventuale necessità di provvedimenti urgenti o temporanei nell’interesse dei minori coinvolti nel procedimento.
I due ex coniugi dovranno inoltre dimostrare al Giudice la condizione patrimoniale personale, le quote societarie possedute, l’elenco dei mobili registrati di proprietà, la dichiarazione dei redditi degli ultimi tre anni, gli estratti conto bancari.
Entro 3 giorni dal deposito del ricorso in Tribunale, viene fissata con decreto la data dell’udienza, in cui coniugi sono obbligati a comparire: solitamente si svolge entro i successivi 90 giorni.
Prima di questa udienza le parti potranno depositare ulteriori prove e documenti, in modo da poter offrire al Giudice istruttore un quadro più completo della situazione.
Nella prima udienza, dopo aver sentito le parti, il giudice esperisce un tentativo di conciliazione. Se vi sono i presupposti per poter proseguire e il Giudice ritiene che la causa è matura per la decisione, fa precisare le conclusioni.
Viene quindi fissata l’udienza di rimessione della causa in decisione. Per sancire il divorzio, però, occorre che la sentenza parziale di separazione passi in giudicato, e che non vi sia stata interruzione con la convivenza tra i coniugi.
Quindi, nella pratica, se dalla separazione passano dai 6 ai 12 mesi senza che vi sia stata riconciliazione tra i coniugi, può scattare il divorzio.
Come al solito, potremo valutare l’efficacia di una riforma soltanto dopo alcuni mesi dall’avvio. Per ora la buona notizia è che si prevedono tempi dimezzati per dirsi addio: per molte coppie in crisi è sicuramente una boccata d’ossigeno.
Carmen Iodice
Cassazionista
Docente in diritto di famiglia
Perfezionata in Amministrazione e Finanza degli Enti Locali
Appassionata del web
Amministratrice e creatrice del magazine COME magazine.
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